MI PIACE UN CASINO
Una esposizione della collezione di Crazy Art degli arredi delle case di tolleranza
Il 20 settembre del 1958 ha segnato per generazione di italiani una data particolare. Entrò in vigore, infatti, la legge che portava il nome della senatrice Merlin, che la propose, e che metteva fine in Italia all'esistenza delle case di tolleranza. Queste negli anni successivi rimasero soltanto nel ricordo, a metà tra lo scanzonato ed il nostalgico delle canzoni della goliardia.
E proprio agli arredi di questi luoghi di piacere, meta degli italiani (naturalmente coloro che avevano raggiunto la maggiore età), è dedicata una mostra che si inaugura il 1 maggio - e si protrarrà sino al 31 luglio - alla Cittadella del Mastro Artigiano di Prarolo (Vercelli).
Con il titolo chiaramente allusivo "Mi piace un casino"; Crazy Art di Giancarlo Ramponi propone una delle più importanti collezioni di oggetti ed arredi delle Case di Tolleranza, provenienti dalla collezione del bolognese Antonio Belletti, esponente della Goliardia. Questi, dopo il settembre di 52 anni orsono raccolse nei vari bordelli di ogni categoria letti, specchiere, divani, marchette ed oggettistica.
Nella mostra, quindi, i visitatori potranno rivivere l'emozione di entrare in due vere Case di Piacere, una popolare ed una di lusso. Dall'ingresso con la cassa ed i tariffari (mezzora 40 lire, un'ora 80), ai salottini d'attesa, per poi visitare le camere da letto. E, per concludere, lo "Stanzino del voyer", dove il cliente poteva sbirciare, a pagamento e da una specchiere segreta, gli incontri delle ragazze. Il percorso si snoderà tra stampe e dipinti erotici, lavabi e servizi igienici d'epoca, importanti documenti (tra cui Bandi e Grida secentesche) e, tra gli oggetti più rari, una "ciuladura", particolare poltrona per clienti anziani, un inginocchiatoio erotico ed una lampada meccanica rossa, proveniente da Trieste, con la riproduzione di 5 piccole ballerine che danzavano quando le camere erano tutte occupate. Nei lupanare d'alto bordo, molto lussuosi e discreti si cercava di dare il massimo del comfort ai clienti, in genere personaggi della politica, della borghesia, alti ufficiali, facoltosi industriali e commercianti. I tenutari di queste Case Chiuse cercavano qundi di creare atmosfere orientaleggianti ed esotiche, con arredi pseudo indiani, arabi o cinesi. Il tutto sotto il controllo dell'autorità di polizia come dimostra una "bassa di passaggio" suddisiva in 3 parti, che veniva utilizzata quando le ragazze venivano spostate da un bordello all'altro dello stesso proprietario: una parte era per il lupanare di partenza, l'altra per il lupanare d'arrivo e la terza per la questura.
Uno spazio, inoltre, è dedicato alla mostra fotografica "Casino è ... " di Gigliola Di Piazza, libera rivisitazione delle atmosfere dei casini.
La mostra "Mi piace un casino", che è piuttosto singolare e raduna oggetti provenienti oltre che da Bologna anche da molti altri centri italiani (Milano, Torino, Genova per citarne soltanto alcuni) è inserita nel contesto della Cittadella del Mastro Artigiano, a Prarolo, in corso Casale 3 (ex strada statale 31, uscita A26 casello Vercelli Ovest), struttura con oltre 34mila metri quadrati di area espositiva, con all'interno laboratori di artigiani ed artisti italiani, una Galleria dell'Arte Artigiana, un ristorante e bar, un Centro congressi ed una Galleria d'Arte Contemporanea.















































